Ipnocrazia, recensione del libro di Jianwei Xun, 2025
Viviamo immersi in uno stato alterato di coscienza permanente, dove la realtà si dissolve in “molteplici sogni guidati”. Non è un’esagerazione, ma il riconoscimento di come il potere si è evoluto oltre la forza fisica e la persuasione logica. E’ diventato gassoso, invisibile, capace di infiltrarsi negli spazi più intimi della nostra percezione. Un nuovo regime che opera attraverso la manipolazione della percezione, piuttosto che con la coercizione diretta. E prospera sulla moltiplicazione di narrative, sulla saturazione cognitiva.
La sua arma segreta?
“Il ritmo è fondamentale”: un’alternanza scientificamente calibrata tra shock e torpore, eccitazione e spossatezza, che disarma le nostre difese critiche prima che possiamo accorgercene.
Questa l’illuminante lettura di Jianwei Xun, che poi ci immerge mani, piedi, desideri e testa in questa ipnosi collettiva.
Economia dell’Attenzione e Capitalismo Digitale
Al cuore di questo sistema pulsa “l’economia dell’attenzione”: non un semplice mercato, ma un vero e proprio sistema di induzione di trance collettiva.
Le piattaforme digitali non vendono pubblicità, ma “stati alterati di coscienza” attraverso algoritmi di raccomandazione che funzionano come tecniche ipnotiche automatizzate.
L’intero ecosistema digitale si regge su questa manipolazione: Uber non vende corse, vende il sogno dell’imprenditorialità; Airbnb non affitta case, commercia in fantasie di vita alternativa; Amazon distribuisce microdosi di appagamento dopaminico.
Il meccanismo è perfetto perché il piacere non è nel contenuto, ma nel perpetuo movimento di ricerca – l’illusione che la felicità sia sempre a un click di distanza, in un orizzonte che non raggiungeremo mai.
Identità Frammentata e Nuove Forme di Soggettività
In questo panorama, anche l’identità si frammenta. “Non abbiamo più una identità” afferma incisivamente Xun “ma versioni ottimizzate per contesti specifici”: un caleidoscopio di sé.
Ciò che è rivoluzionario è che abitiamo simultaneamente queste identità, una sorta di “identità quantica” che esiste in stati multipli simultaneamente.
La sfida esistenziale non è quindi trovare un vero sé, ma sviluppare la consapevolezza della nostra molteplicità: imparare a navigare consapevolmente tra i nostri frammenti identitari.
Tecnologie della Manipolazione
La manipolazione percettiva non nasce oggi. Dai templi mesopotamici alle cattedrali gotiche, la storia umana è costellata di “architetture progettate per produrre stati non ordinari di coscienza”. Ciò che cambia nell’era digitale è l’intensità e la personalizzazione. I sistemi di IA diventano co-creatori di cultura che generano nuove possibilità estetiche e narrative, rimodellano il nostro immaginario collettivo.
Oggi ChatGPT, MidJourney e altre tecnologie emergono come generatori di realtà che sfumano il confine tra espressione autentica e artificiale. Le figure politiche stesse diventano operatori di queste tecniche: Trump e Musk rappresentano modalità complementari di manipolazione della realtà. Funzionano come “dispositivi narrativi che destabilizzano i parametri della razionalità”. Il regressismo di Trump, il progressismo di Musk “sono due facce di un sistema che oscilla tra la nostalgia di un passato immaginario e l’attesa di un futuro impossibile”.
Geopolitica dell’Ipnocrazia
La guerra fredda è finita; inizia l’era della guerra percettiva. La capacità di un paese di proiettare potere ora dipende dalla sua capacità di generare quadri di realtà convincenti, non dal suo arsenale militare.
“La geopolitica dell’ipnocrazia ruota attorno al controllo degli stati di coscienza collettivi”
trasformando la percezione nel nuovo territorio conteso delle relazioni internazionali. In questo scenario, le corporation tecnologiche sono entità statuali che competono con gli Stati tradizionali per il controllo della percezione – un cambio paradigmatico nelle strutture di potere globali.
Verità o coesistenza di realtà tra loro incompatibili?
Il concetto di Xun sulla coesistenza di realtà incompatibili va ben oltre il semplice dibattito sulle fake news. “Non è più questione di separare il vero dal falso. Il sistema prospera sulla coesistenza di realtà tra loro incompatibili”.
Il fact-checking tradizionale presuppone un terreno comune di verità condivisa e l’idea che le persone cambieranno opinione quando esposte ai “fatti corretti”. Xun spiega che questa logica è superata: il sistema ipnocratico non ha bisogno di sopprimere la verità, deve semplicemente creare abbastanza verità contrapposte affinché qualsiasi singola versione della realtà perda il suo potere autoritario.
“Ogni bolla percettiva ha la propria coerenza interna, le proprie fonti di autorità, i propri criteri di validazione – esiste come sistema di realtà autonomo e autosufficiente”.
Nell’era digitale, la verità è meno una questione di fatti verificabili e più una funzione di reti di significato interconnesse e autovalidanti. Questo spiega perché i critici che cercano di smontare razionalmente le affermazioni di Trump o le promesse di Musk non comprendono che stanno combattendo non contro semplici falsità ma contro stati di coscienza collettiva.
La soluzione, se esiste, non può essere un semplice ritorno ai fatti o alla verità, ma comprendere e navigare tra diversi sistemi di realtà, sviluppando una forma di “negoziazione della realtà”.
Resistenza all’Ipnocrazia
Come resistere?
Xun suggerisce di “sviluppare una coscienza onirica“: la capacità di muoversi tra realtà multiple mantenendo un nucleo di lucidità. L’obiettivo non è un impossibile risveglio completo, ma “rimanere vigili nel cuore della trance” – navigare consapevolmente l’ipnocrazia anziché subirla passivamente. Come ad esempio avviene per alcune popolazioni che vivono in sistemi chiusi: “Attraverso l’uso di VPN, gli iraniani non aggirano semplicemente la censura, ma creano spazi percettivi autonomi che esistono come sovrapposizione fantasmatica alla realtà ufficiale”.
Bisogna coltivare una meta-trance, dice Xun, uno stato alterato di coscienza che include la consapevolezza della propria natura artificiale – una sorta di lucidità nel cuore dell’ipnosi.
Strategie pratiche sono forme di “resistenza invisibile”, zone di invisibilità algoritmica che il sistema non può rilevare. Diventare illeggibili per gli algoritmi.
---- OLTRE IL TESTO DI JIANWEI XUN ----
Ma perché difendersi?
Malgrado una lettura lucida e illuminante del sistema, le strategie di resistenza di Xun finioscono per sembrare un po’ fragili, elitarie (richiedono capacità metacognitive avanzate non universalmente accessibili), focalizzate sul soggetto singolo o piccoli gruppi, trascurando dimensioni collettive e sociali, vaghe (concetti astratti difficili da tradurre in pratiche quotidiane concrete).
Penso che l’atteggiamento di difesa dal sistema sia intrinsecamente fallimentare.
Perché difendersi da qualcosa che l’umanità ha sempre inseguito?
“Gli antichi interpretavano gli stati alterati di coscienza come portali verso altre dimensioni dell’esistenza. Gli dei si Manifestavano attraverso questi stati, erano questi stati, creando punti di contatto tra piani diversi della realtà”.
Come ricorda Xun, i tempi mesopotamici erano complesse macchine percettive che orchestravano precise alterazioni della coscienza attraverso l’architettura, il rituale e il controllo dell’ambiente sensoriale. Il tempio, la sua struttura verticale, i suoi spazi interni progressivamente più bui e ristretti, la gestione precisa della luce e della acustica: “tutto era progettato per produrre stati non ordinari di coscienza”.
I misteri eleusini della Grecia antica: “rituali che combinavano elementi teatrali, sostanze psicoattive e una precisa gestione dell’ambiente. Creavano esperienze trasformative di massa che alteravano la percezione della realtà”.
Le cattedrali gotiche: “la loro vertiginosa verticalità, il complesso gioco di luci attraverso le vetrate, l’acustica accuratamente calcolata. I fedeli subivano l’incanto. Significativa l’introduzione di una nuova temporalità attraverso il calendario liturgico: alternando periodi di routine e momenti di intensità estatica, la Chiesa medievale ha sviluppato un sofisticato sistema di gestione dell’attenzione collettiva”.
E ancora: il mesmerismo, il magnetismo animale, l’ipnosi, la pubblicità, la propaganda di massa… radio, televisione, pubblicità televisiva con ripetizioni, shock emotivi e suggestioni subliminali. Psichedelia, comunità online, gaming, realtà virtuale e infine i social media per monitorare e modulare in tempo reale di stati di coscienza di miliardi di persone…
Insomma, sono migliaia di anni che cerchiamo esattamente questi stati alterati di coscienza come portali verso altre dimensioni dell’esistenza, punti di contatto tra piani diversi della realtà, e ora che li abbiamo raggiunti, non solo elitariamente ma tutti?
Xun avverte: la vera novità oggi è l’applicazione continua automatizzata e personalizzata 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che penetra ogni aspetto della vita quotidiana.
Non ci sono più spazi o tempi fuori dalla manipolazione: la trance è lo stato normale dell’esistenza.
Enthousiasmos
Le celebrazioni dionisiache nell’antica Grecia potevano durare diversi giorni. Comprendevano rappresentazioni teatrali, processioni rituali, sacrifici, banchetti con abbondante consumo di vino, riti estatici con musica, danza e stati alterati di coscienza, di trance rituale.
I partecipanti cercavano l’enthousiasmos (letteralmente “avere il dio dentro”), una forma di trance estatica ritenuta capace di liberare temporaneamente dagli obblighi sociali e dalle convenzioni.
Nel teatro barocco, gli spettatori accettavano deliberatamente elementi fantastici, illusionistici e impossibili come parte dell’esperienza estetica. L’architettura teatrale, con la sua prospettiva forzata, macchinari elaborati per simulare voli, tempeste e apparizioni divine, e scenografie mutevoli, creava un ambiente immersivo che favoriva stati alterati di percezione.
“La vita è sogno” di Calderón de la Barca tematizzava esplicitamente la confusione tra realtà e illusione.
Il motto barocco “totus mundus agit histrionem” (tutto il mondo recita) anticipava la concezione contemporanea della realtà come performance.
Come l’ipnocrazia contemporanea, il teatro barocco non nascondeva la propria natura artificiale – al contrario, celebrava l’artificio come via d’accesso a verità più profonde, invitando gli spettatori a una trance consensuale ma paradossalmente lucida.
Meraviglioso
Il pubblico del teatro barocco abbracciava consapevolmente questa manipolazione percettiva, cercandola attivamente come esperienza trasformativa. Non si trattava di “difendersi” ma di partecipare volontariamente a un gioco condiviso tra artisti e spettatori.
Gli spettatori erano pienamente consapevoli dell’artificio (i meccanismi erano spesso visibili), cercavano attivamente il “meraviglioso”, oscillavano deliberatamente tra immersione e distacco critico, consideravano l’esperienza un temporaneo abbandono delle restrizioni della realtà.
Il pubblico barocco sviluppava una sofisticata “doppia coscienza” – simultaneamente immerso nell’illusione teatrale, mentre manteneva consapevolezza della sua natura costruita. Questa dualità era parte integrante del piacere estetico: la capacità di abitare contemporaneamente il mondo reale e quello teatrale, apprezzando proprio questa tensione.
Non so se quando Xun parla di “meta-trance” si riferisce a questo.
A me la sospensione d’incredulità barocca è venuta in mente subito, e sapere che l’abbiamo già sperimentata in passato mi rassicura ed aiuta a proteggermi immergendomi da questo grande artificio.
In fondo, l’uomo fa con l’arte ciò che dio fa con l’universo: crea mondi.
Con la differenza che l’essere umano li abita al tempo stesso, durante la sua stessa creazione. Ed è una incredibile capacità: quella di stare dentro e fuori la propria realtà e la propria fantasia, nel consapevole gioco e finzione di confonderle.