Rerum Digitalis

Rerum Digitalis: Vaticano e Intelligenza Artificiale

RERUM DIGITALIS

 

«Ho scelto il nome Leone — ha detto appena eletto Robert Francis Prevost – per affrontare le sfide dell’intelligenza artificiale».

RERUM DIGITALIS

Il nome scelto da un Papa non è mai un dettaglio.
E questa volta, il gesto iniziale di Leone XIV è più che simbolico: l’esplicita elevazione dell’intelligenza artificiale a priorità centrale del nuovo pontificato.

Il richiamo è a Leone XIII e alla sua Rerum Novarum, il manifesto con cui, nel 1891, la Chiesa cattolica scelse di entrare nel cuore della rivoluzione industriale.
Oggi, il nuovo Papa americano sembra voler prendere parola e potere nel cuore di una rivoluzione, quella digitale.

Per questo la chiameremo “RERUM DIGITALIS”.

 

Rome Call for AI Ethics

 

L’interesse della Chiesa per l’IA non nasce oggi

Che il Vaticano guardasse da anni con attenzione all’Intelligenza Artificiale non è una novità. Già nel 2020 veniva lanciata la Rome Call for AI Ethics, un patto promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita e sottoscritto da attori globali come Microsoft, IBM, governo italiano. L’obiettivo: costruire una “algoretica” fondata su trasparenza, responsabilità, inclusione.
Da lì si sono moltiplicate le iniziative: commissioni etiche in Europa, collaborazioni con università, dichiarazioni ufficiali.
A inizio 2025, la Santa Sede aveva emanato la nota ANTIQUA ET NOVA – Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana.
Tuttavia, fino a oggi questo interesse restava confinato ai circoli di bioetica, tech governance, diplomazia vaticana.

 

Ora l’AI diventa tema centrale

L’elezione di un Papa americano — per la prima volta nella storia — coincide significativamente con un momento di riallineamento dei poteri tecnologici globali. E’ un segnale forte, un’apertura strategica verso il paese in cui l’AI non è solo tecnologia, ma potere politico. In un momento in cui il secondo mandato di Trump si inaugura con le Big Tech al suo fianco, la Chiesa sembra voler prendere parte a questa sfida che è al tempo stesso non solo tecnologica, ma antropologica, politica e etica.
La scelta del nome “Leone” lo conferma: Rerum Novarum fu l’atto con cui la Chiesa entrò in campo nel conflitto tra capitale e lavoro. Un secolo dopo, Leone XIV si prepara a entrare nel conflitto tra potere digitale e libertà umana.

 

RERUM DIGITALIS - RERUM NOVARUM

La Rerum Novarum

Un precedente storico carico di lezioni

Nel 1891, Rerum Novarum fu la prima grande risposta cattolica alla trasformazione industriale. Il Papa prendeva posizione contro lo sfruttamento degli operai, riconosceva il diritto al salario giusto e ai sindacati, criticava tanto il socialismo quanto il liberalismo estremo. Fu un punto di svolta: nacquero da lì i movimenti cristiano-sociali, le basi del welfare, la dottrina sociale della Chiesa.

Ma Rerum Novarum non fu accolta solo con entusiasmo. Da sinistra fu criticata come paternalista, accusata di voler migliorare la condizione operaia senza mettere davvero in discussione il potere padronale né riconoscere pienamente l’autonomia politica dei lavoratori. Da destra fu vista come eccessivamente radicale, colpevole di legittimare forme di sindacalismo e di intervento statale nell’economia. Inoltre, alcuni le rimproverarono il limite strutturale di una Chiesa che pretendeva di orientare processi economici complessi restando fuori dai conflitti reali, più come guida morale che come attore diretto. Eppure, nonostante queste tensioni, l’enciclica seppe incidere profondamente: pose le basi della dottrina sociale della Chiesa, contribuì a plasmare le prime forme di giustizia sociale nell’età industriale e legittimò l’esistenza dei sindacati cattolici, offrendo loro una cornice morale e politica in grado di dialogare con il movimento operaio socialista.

 

L’AI come nuova “questione sociale” globale

Come allora la questione operaia, oggi l’Intelligenza Artificiale è il terreno su cui si giocano dignità, giustizia e libertà. Ma i soggetti in campo sono diversi: non più fabbriche e proletari, ma algoritmi, multinazionali, Stati, dati. E i rischi non sono solo materiali, ma cognitivi, esistenziali, culturali.
In questo nuovo scenario, Leone XIV si propone — di nuovo — come arbitro morale. Ma il contesto è mutato, e il gesto può essere letto in più modi.

Papa Leone XIV Robert Francis Prevost

 

Quali conseguenze? Rischi e opportunità 

 

  • Rischi: tra etica confessionale e “teocrazia digitale”

    Un’etica non universale?
    La Chiesa propone una “algoretica” fondata sulla dignità dell’uomo, ma chi definisce questa dignità? Se il riferimento resta la teologia cattolica, il rischio è che l’etica dell’AI diventi confessionale, e perda il respiro laico e pluralista.

    Colonialismo etico-tecnologico
    Con un Papa americano e cattolico che interviene sul futuro dell’AI, si delinea un asse che unisce potere religioso, potere culturale occidentale e potere tecnologico. Un “imperialismo dell’algoritmo”, potenzialmente escludente per altre culture, religioni, filosofie.

    Paternalismo invece che consapevolezza e scelta
    Come la Rerum Novarum rischiava di sostituire il protagonismo operaio con una tutela paternalistica, così oggi il Vaticano potrebbe sembrare più intento a vigilare che a promuovere la libertà di scelta e di interpretazione morale.

  • Opportunità: una voce morale nel caos normativo

    Una guida morale in un caos normativo
    In un mondo dove le big tech corrono più veloci dei legislatori, il Vaticano potrebbe offrire un punto di riferimento etico capace di influenzare davvero i poteri pubblici e privati, come fece la Rerum Novarum.

    Difesa dell’umano in un’epoca disumanizzata
    Se il mondo industriale riduceva l’uomo a braccia, il mondo digitale rischia di ridurlo a dati. La Chiesa può ricordare che l’umano non è calcolabile, né sostituibile. Questo messaggio, se espresso in termini inclusivi, può diventare un appello globale.

    Occasione per un’ecumene digitale
    Se ben gestita, questa svolta può aprire a un’etica condivisa e dialogica, dove le religioni, le culture e le istituzioni laiche si incontrano per costruire un’etica dell’IA umana, giusta, trasparente. A patto che il Vaticano sappia ascoltare e non solo proclamare.

 

ARTIFICIAL INTELLIGENCE - VATICAN

Chi governa l’etica dell’AI?

C’è poi un elemento ulteriore di inquietudine. L’Intelligenza Artificiale è oggi sviluppata e controllata da un numero ristretto di grandi multinazionali private, concentrate in pochi paesi e non soggette a meccanismi democratici, ma al contrario motivate da interessi di mercato e logiche proprietarie.
In questo scenario, l’ingresso del Vaticano nel dibattito globale sull’AI solleva anche un forte timore: che accada tutto questo senza un vero processo democratico globale, con poteri morali e tecnologici che si affiancano senza contrappesi né rappresentanza diretta dei cittadini, non dovrebbe spingerci a riflettere?

Il contributo e lo sforzo di orientamento etico del Vaticano può offrire senz’altro un contributo importante. Ma proprio per la sua autorevolezza storica e il suo peso simbolico, la sua voce rischia di pesare più di altre. Chi può oggi prendere parola sull’IA? Chi ascoltiamo davvero? Chi resta escluso dal tavolo?

In un mondo dove l’etica rischia di diventare prerogativa di poteri forti — religiosi, tecnologici o geopolitici — la vera sfida potrebbe essere quella di democratizzare non solo l’accesso all’IA, ma anche il dibattito su ciò che è giusto o sbagliato fare con essa.

 

ALGORETICA

E il resto del mondo?

Se in Occidente questa svolta può accendere dibattiti su etica, potere e spiritualità, nel resto del mondo l’iniziativa del Vaticano sarà probabilmente letta attraverso lenti diverse. Proviamo a immaginare qualche scenario:

  • In Cina, la “Rerum Digitalis” potrebbe essere vista come un atto di soft power ideologico, poco compatibile con il modello cinese di governance tecnologica, centralizzato, pragmatico e dichiaratamente laico. Il richiamo a una morale universale di matrice religiosa potrebbe risultare ingombrante, se non apertamente contrastato. Oltre alla reazione governativa, potrebbe emergere una risposta più interessata dal mondo accademico o dei think tank, specialmente nelle università più aperte al confronto globale.
  • In India, la presenza di una pluralità di visioni religiose e filosofiche potrebbe generare un’accoglienza ambivalente: il mondo accademico e spirituale potrebbe apprezzare il tentativo di porre limiti etici all’AI, ma le forze politiche nazionaliste potrebbero leggerlo come un’intrusione occidentale o post-coloniale.
  • In Asia orientale e sud-est asiatico, dove l’innovazione tecnologica si intreccia con visioni etiche non teistiche (confucianesimo, buddismo zen), la proposta papale rischia di apparire distante. Tuttavia, la capacità del Vaticano di parlare in un linguaggio post-confessionale potrebbe aprire varchi, soprattutto tra le élite intellettuali e digitali e l’accoglienza potrebbe essere tecnico-culturale, più che religiosa, guardando all’intervento papale come una voce umanistica complementare alla bioetica giapponese o coreana.
  • In Africa, la voce della Chiesa potrebbe risuonare con maggiore forza. In molti paesi dove l’accesso alla tecnologia è ancora diseguale, ma la Chiesa mantiene un’influenza significativa, un’etica dell’AI centrata sulla persona potrebbe essere accolta come strumento di protezione e giustizia. Ma a condizione che non venga vista come una priorità “da ricchi” o una nuova forma di colonizzazione culturale. In questo caso, il Vaticano dovrebbe dimostrare che l’etica dell’AI non è una distrazione, ma una nuova frontiera di giustizia sociale.
  • In America Latina, l’intervento papale potrebbe avere risonanza nelle comunità popolari, nei movimenti sociali e tra i teologi della liberazione, purché l’AI non venga vista come tema elitario, ma connesso alle disuguaglianze e al futuro del lavoro. Potrebbe riaprire un confronto interno alla Chiesa latinoamericana tra visioni “dal basso” (legate alla teologia della liberazione) e visioni più verticali e dottrinali. Alcuni potrebbero chiedere al Vaticano di mettere le tecnologie emergenti a servizio delle comunità popolari, con investimenti concreti in educazione tecnologica e reti digitali inclusive.

 

Rerum Digitalis LEONE XIV

 

Nel 1891, la Chiesa entrò nella modernità con l’enciclica Rerum Novarum.
Oggi, Leone XIV entra nella post-modernità con un’azione simbolica potente: il nome stesso del pontificato. Se quella fu l’enciclica dei lavoratori, questa potrebbe diventare l’enciclica degli algoritmi.

Ma questa volta, il mondo è ancora più che mai globale. Le sfide dell’intelligenza artificiale riguardano l’intera umanità: culture, spiritualità, politiche e filosofie tra loro anche molto differenti. Sarà importante ascoltarle e farle dialogare tutte.

 

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