Divieto dei social media ai minori

L’Australia vieta i social media ai minori di 16 anni.
So che molti di voi applaudiranno.
Ma questo tipo di leggi, e un certo sentire generale, stanno creando ingiustizia, discriminazione, isolamento e mettendo una croce definitiva sul gap generazionale.
E trovo devastante che proprio un governo laburista, ma tanta sinistra anche in Italia, in Europa o nel mondo, plauda a questo approccio.
Purtroppo sono tante le fake news raccolte dalla stessa rete dalla quale si vogliono proteggere i propri figli, senza rendersi conto che si sta usando proprio la peggiore ignoranza digitale per farlo: analfabeti dei nuovi linguaggi che, proprio per questo, mettono tanta paura.
Ma soprattutto adulti che ignorano la voce dei giovani.

Le voci dei bambini e dei giovani sono state vistosamente assenti dalla maggior parte del dibattito e dei commenti”, ha scritto uno dei parlamentari australiani.

Esperti e la commissione per i diritti umani dell’Australia hanno “serie riserve” sul divieto, “dato il potenziale di queste leggi di interferire in modo significativo con i diritti dei bambini e dei giovani“.

Il direttore esecutivo di Suicide Prevention Australia ha dichiarato: “Il governo sta correndo bendato contro un muro di mattoni“.

Questa legge è un divieto che isola i giovani non migliorerà le loro viteAmnesty International.

Questa legge viola tantissimi articoli sulla Convenzione sui diritti del fanciullo: Libertà di espressione e accesso all’informazione, Libertà di associazione e di riunione pacifica, Diritto all’istruzione e allo sviluppo, Diritto alla cultura, al tempo libero e al gioco, Diritto al più alto standard di salute raggiungibile, anche attraverso l’accesso alle informazioni pertinenti, Diritto alla privacy”.

Non solo: la Convenzione richiede che l’interesse superiore del bambino debba guidare tutte le azioni che lo riguardano, e che ai bambini siano date opportunità significative di far sentire la propria voce nelle questioni che li riguardano.
Obbliga i governi a garantire che i bambini abbiano accesso a informazioni provenienti da una varietà di fonti nazionali e internazionali.
I social media sono una piattaforma fondamentale per i giovani per condividere idee e opinioni, impegnarsi nel dialogo e partecipare ad attività sociali e culturali (Diritto alla libertà di espressione e accesso alle informazioni).

I social media sono parte integrante della comunicazione e della socializzazione moderne. Escludere i giovani da queste piattaforme può isolarli dai loro coetanei e limitare la loro capacità di accedere a informazioni e supporto di cui hanno tanto bisogno. Ciò è particolarmente importante per i giovani provenienti da comunità emarginate, vulnerabili o remote (Inclusione e partecipazione).

Le cose sbagliate si vedono poi dall’assurdo in cui si infilano:

1) questa legge (che non dice per altro come dovrebbe essere attuata) di fatto comporta gravi rischi per la privacy di tutti gli australiani: tenuti a dimostrare la propria identità per accedere ai social media, singifica obbligarli per legge a fornire a queste piattaforme (e aziende private) informazioni sensibili sull’identità;

2) è una legge aggirabile: da chi può permettersi semplicemente di installare una Vpn di qualità o rischiarne una gratuita; da chi è disposto a dichiarare il falso o ad andare nel dark web.

Infine, un divieto simile non affronta le cause profonde dei rischi online, né renderà le piattaforme più sicure per tutti.

Esistono alternative meno restrittive che potrebbero raggiungere l’obiettivo di proteggere i bambini e i giovani dai danni causati online, senza però avere un impatto negativo così significativo sugli altri diritti umani, ad esempio:

– imporre un obbligo legale di diligenza alle aziende di social media. Ciò richiederebbe loro di adottare misure ragionevoli per rendere i loro prodotti sicuri per bambini e ragazzi, ma di fatto migliorare la sicurezza online per tutti;

alfabetizzazione digitale e della sicurezza online. Ai giovani (ma forse soprattutto agli adulti) dovrebbe essere insegnato a pensare in modo critico a ciò che vedono online e a come interagiscono con i social media. Anche genitori e insegnanti hanno bisogno di strumenti e risorse migliori per aiutarli a fornire una guida e un supporto appropriati.