DeepSeek: Perché dovremmo imparare dalla DISTILLAZIONE cinese

La nuova AI cinese ha utilizzato la tecnica della distillazione, un metodo per trasferire conoscenza da un modello più grande a uno più piccolo (OpenAI la accusa di aver sfruttato i suoi modelli).
Distillazione è un termine che mi ha subito fatto pensare alla Cina, e al grande filosofo Francois Jullien che bene ha raccontato quella cultura.

Ci sono due modi di gestire le cose: “l’azione e la trasformazione, l’una che si promuove ostentatamente tra inizio e fine, l’altra che si distilla discretamente in uno svolgimento”.

Nel pensiero cinese, il concetto di distillazione è fondante. L’Oriente preferisce far avvenire le cose più per distillazione nel lungo periodo, naturalmente, che non per decisione e volontà impartita. Gli eventi (parole, pensieri, azioni) si propagano e disseminano per frequentazione, a forza di ritornarci, si innestano nel mondo, piuttosto che venire determinati in modo dirompente una volta per tutte.

“Così, regolamentare e regolare erigono un’antinomia” continua Jullien.
Si può regolamentare il traffico in modo normativo (semafori, codice, divieti e permessi: tutto prestabilito da un regolamento).
Ma chi ha visto la circolazione in una megalopoli dell’Estremo Oriente “capisce che esiste una possibilità radicalmente altra nell’arte di gestire il flusso. All’incrocio non c’è semaforo né altra segnalazione. Biciclette, scooter e veicoli più disparati, incrociandosi, non cessano di sbarrarsi la strada, nessuno si ferma ma tutti continuano ad avanzare, sempre più vigili: ognuno preannuncia a colpi di clacson che sta passando ma lascia anche passare, contemporaneamente cede e avanza”. Un rallentamento mobile in continuo adattamento, in cui si apre pian piano una via d’uscita. Lo sfruttamento continuo delle possibilità.

Per questo, parlare di distillazione come un furto è qualcosa che in Cina non possono comprendere.
Ma soprattutto, fuori dalle beghe legali dei due colossi, possiamo imparare una cosa importante per tutti: questa forma mentis non è in assoluto migliore o peggiore di altre.
Ma in un mondo complesso che varia velocemente, simultaneamente e in modo globale, l’approccio occidentale di ‘normare’ tutto, una volta per tutte e categoricamente, e ragionare in termini di sequenzialità e territorialità, non funziona.

Vedi il fallimento totale del Gdpr e quello, figlio dell’identico approccio, che sta governando l’AIAct.

Un fallimento totale. Filosofico e di pensiero prima ancora che giuridico, economico e politico.
Fermiamoci e ripensiamo a tutto con un nuovo pensiero e un nuovo linguaggio: DIGITALE, ovvero simultaneo, globale e in continuo movimento!

Se iniziassimo a “distillare” anche noi?